Bestia che io fui! Potevo bene, senza informarmi, far parlare un Pastore ubriacone, donnaiuolo, ladro, pederasta, magari omicida e il non essermi informato mi sarebbe servito di scusa! Ma m'informai (ecco il mio torto!) ed informatomi, composi un sonetto anodino in cui parla un Pastore tranquillo, sereno e soddisfatto del suo felice stato, niente neroniano niente atroce e niente ingiuriato. E perciò mi si accusa!
L'avvocato Nasi, che non sdegna il commercio delle Sante Muse, sa e conosce che nella mia piccola vita di letterato mi dilettai di qualche chiapperello, dalla pretesa morte dello Stecchetti a certi altri che qui non val la pena di ricordare. Il collega in Apollo (Profili e versi. Torino 1877) conosce quindi il mio carattere e, sapendo le mie debolezze, mi assolverà del peccato d'intenzione che ora gli confesso.
Invitato e ripetutamente pregato di mandare qualche cosa pel noto numero del Lamone, per spicciarmela a buon mercato pensai di mandare questo sonetto:
- Questi, che non isputano in sagrato,
Che stanno il giorno a passeggiar pe' chiostriSnocciolando orazioni e paternostri
Più che a Santa Lucia un cieco nato;
Che nell'esterior fanno il beatoSebben di notte poi son tutti vostri,
Sconfitti sì che paion mummie e mostri,
Quasi ritratti di spagnuol malato;
Questi che han più virtù, se tu li tocchi,
Che la pila dell'acqua benedetta.
Riputati per santi dagli sciocchi,
Hanno, con un parlar che il volgo alletta,
Sebben dimostran la pietà negli occhi,
Nel profondo del cuor odio e vendetta.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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