Mi si permetta ancora di dire che con questo sistema potrei congegnare io i terzetti così:
«Ah, come rido quando sento il chiassoDi pecore, di becchi e di castrati,
Questo mio greggie mansueto e grasso!
«Io toso intanto e fo tosar dai fratiChe si chetan coi viva e cogli abbasso
E il balordo furor degli affamati.»
E qui si vedrebbe che è il gregge che fa chiasso e che i frati si chetano cogli abbasso, coi viva e col furore balordo degli affamati! Ma qual Tribunale al mondo menerebbe buone a un difensore queste artificiose trasportazioni? E qual difensore le userebbe sul serio? Eppure il mio sonetto ha subìto questa sorte! Io, le quartine e i terzetti li avevo disposti a mio modo e il Pubblico Ministero, per cavarne un senso ingiurioso, ne alterava l'ordine a suo comodo e cambiato il tosare in scorticare, mi volle condannato e lo fui. Ma se questa è buona arte d'accusa, io assicuro la Ecc.ma Corte che, senza troppo sforzo d'industria, posso prendere la più saggia, la più autorevole, la più magistrale delle Sue sentenze e ricombinandone le frasi e cercando strane sinonimìe, ridurla ad un monumento di ridicolo o all'apologia del più turpe delitto. Eppure, Eccellenze della Corte, fu con queste trasposizioni e sinonimie che il Pubblico Ministero volle provare che io accusai di simonìa il Vescovo di Faenza!
Simonìa? Ma il Pubblico Ministero ha egli un concetto esatto di quel che voglia dire simonìa? Reato intanto non è, perchè volendo applicare ad un Vescovo simonìaco i capi della concussione e della corruzione del nostro Codice, ne risulterebbe pel Vescovo la qualità di pubblico ufficiale che Monsignor Cantagalli indignato respinge e il Pubblico Ministero non ammette.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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