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      Che cosa è dunque la simonìa? Questo crimen ecclesiasticum secondo il Devoti, le cui Istituzioni Canoniche fanno testo «committitur cum quis pecunia vel re alia quae pretio aestimatur, dat vel accipit rem spiritualem aut spirituali annexam.» Ora io mi rivolgo allo stesso Pubblico Ministero e gli chieggo dove o come nel sonetto incriminato si accusi un Vescovo di aver dato o ricevuto cose spirituali per danaro? Dico di più; quale frase, qual parola può indurre anche in lettore prevenuto, l'ombra del sospetto che tale idea sia sottintesa, velata, insinuata in qualche modo? Da che cosa si può indurre, inferire, imaginare che nell'intenzione dell'autore possa essere anche un leggero accenno a simile accusa? Rilegga il sonetto il Pubblico Ministero, anche trasposto, contorto e torturato a suo modo, rilegga i versi in cui trova l'accusa di simonìa, i versi da lui racconciati così:
      Oboli, eredità, feste, novene,
      Centenari, suffragi e giubilei,
      Fulmini ai framassoni ed agli ebrei,
      Ogni cosa mi frutta e frutta bene.
      Io toso intanto e fo tosar dai fratiQuesto mio gregge mansueto e grasso
      Di pecore, di becchi e di castrati:
      e in buona fede mi dica dove il Vescovo che vi è fatto parlare si vanti di aver ceduto altrui per denaro le cose spirituali, o in altri termini, di averne trafficato comprandole o vendendole a proprio vantaggio? E quando avrà riletto, sono certo che mi dirà: «È vero, quest'accusa non c'è!» Sta bene; ma intanto per questo error suo fui condannato, poichè il Tribunale ritenne che in quel sonetto fosse patente l'accusa di simonìa e nessuno, a quanto pare, aveva una idea neanche approssimativa della figura di questo reato ecclesiastico!


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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