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      Ma l'Ecc.ma Corte vede bene che in questo verso non è, non solo apparente, ma nemmeno velata, insinuata, la imputazione di egoismo e di sacrilegio. Il verso è sotto gli occhi della Ecc.ma Corte ed Ella giudicherà se il verso sia reo o l'imputazione avventata.
      «Avrò il cappello prima del Jaffei». Come? Amour exclusif de soi? Ma non si esclude che il cappello lo possa avere anche il Collega. Solo è espresso il pensiero, anzi la fiducia di una precedenza in ordine di tempo, la quale non denota affatto che l'interlocutore attenda solamente all'utile suo postergando l'altrui. Qui egli non posterga l'utile del Collega, non viene «à rapporter tout à soi», ma vuole l'utile del Collega, anzi è certo della sua esaltazione, benchè sia certo altresì di precederlo nella nomina. È egoismo questo?
      E che c'è di odioso, dove è la vanteria sconveniente che l'illustre Avvocato Capretti trova in questo verso? Ma non è egli naturale, umano, l'aspirare al meglio, il desiderare il premio meritato, il confidare nella giustizia dei Superiori per ottenerlo? È egoista il tenente che confida di diventar capitano? Scrisse Paolo a Timoteo. «Siquis episcopatum desiderat, bonim opus desiderat» e, secondo il Pubblico Ministero, l'Apostolo avrebbe indotto il suo discepolo nel peccato di egoismo! Ma anche questo verso è sotto gli occhi della Ecc.ma Corte. Vegga Ella come se ne possa trarre che io accusi un Vescovo qualunque, nonchè quello di Faenza, di «essere tutto per sè. non avere altra cura o pensiero al mondo che di sè!» Dice proprio il contrario!


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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