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      «E del resto, accidenti a chi ci tiene». Questo verso esprime l'egoismo? Secondo l'illustre Avvocato Capretti esprime invece sprezzo dell'autoritą cardinalizia e non so come il disprezzo di una dignitą e di una utilitą conseguibile possa conciliarsi collo smoderato, soverchio, esclusivo amor di se stesso. Il mio Vescovo non cura, secondo me; sprezza, secondo l'illustre Avvocato, gli onori della porpora e il Pubblico Ministero, da questa noncuranza e da questo sprezzo estrae una imputazione di egoismo? Ma come? Il tenente che desidera di esser capitano č dunque reo di egoismo, come il tenente che non cura o sprezza d'esserlo? Io per me non ammetto che l'accusa di egoismo sia nč espressa, nč sottintesa in nessuno dei due versi; ma chi la voglia trovare in uno, dovrą per logica necessitą escluderla dall'altro, sotto pena di palmare contraddizione; e in questa contraddizione č caduto il Pubblico Ministero, trovando in tutti e due i versi un'accusa di egoismo che non c'č.
      Infatti, per potere almeno sospettare che ci fosse, bisognerebbe ammettere per provato quel che non puņ esserlo se non col sussidio di affermazioni o di alterazioni non sostenibili e non commendevoli. Bisognerebbe ammettere come provato 1.° che il Pastore che parla č proprio Don Gioacchino del fu Agostino Cantagalli in persona propria. 2.° Che il sonetto lo accusa di volgere gli utili dell'episcopato a suo privato e personale vantaggio. Ora che parli proprio Don Gioacchino lo nego, perchč molte, anzi troppe delle parole del mio Pastore sono evidentemente e notoriamente disformi dal carattere e dalla fisonomia morale del presente Vescovo di Faenza.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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