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      E poi perchè da nessun luogo, da nessuna parola può, anche per insinuazione, apparire che io accusi il Vescovo di Faenza di sacrilegio, cioè di convertire in utile proprio le rendite ordinarie o eventuali inerenti al suo Ministero. Non lo posso dire, non lo dissi mai, protestai sempre e prima e durante e dopo il processo che questo pensiero, non che nel sonetto, ma nella mia mente non c'è e non c'era. L'illustre Avvocato Capretti, bontà sua, me lo attribuì senza provarlo, ma la Corte Ecc.ma può vedere la serietà di quella Sua affermazione. Che se, dato e non concesso, (confitentem?) che parli proprio Monsignor Gioacchino Cantagalli, dato che io disapprovi, come disapprovo, non nel sonetto ma nell'opuscolo difensivo e nell'animo, la eccessiva attività petitoria del Vescovo di Faenza, quando io non posso dire e non dico che Egli applichi a sè la pecunia raccolta, ma dico invece che Egli l'applica ai bisogni della sua Chiesa, al decoro del suo Episcopio, magari alle elezioni amministrative o alle opere di propaganda clericale, di dove e come può trarsi ch'io l'accusi di egoismo? Se io dicessi che coi fondi delle Anime del Purgatorio compra fondi per Sè o pei nipoti, potrebbe parlarsi di egoismo, o piuttosto di sacrilegio. Ma quando, nell'ipotesi che io faccia parlare proprio Lui, non lo dico, anzi altrove affermo il contrario, perchè accusarmi di aver accusato il Vescovo di egoismo? Ciò è contro alla verità, è contro la giustizia. Accusa di egoismo non c'è, e me ne appello perciò alla Ecc.ma Corte.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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