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      Papa Paolo V, a chi gli rimproverava lo scorretto modo d'agire e il pugnale che colpì fra Paolo Sarpi durante le contese per l'interdetto di Venezia, rispose: «non curamus de modo, dummodo habeamus contentum». Dobbiamo dunque ritenere che questa antica massima della tattica pontificia sia ritornata nell'uso e sia accettabile dai Giudici della Corona? No, Eccellenze della Corte; l'attribuire ad altri malvage intenzioni, comentarle, avvelenarle, riprovarle è cosa facile se non bella; ma non può esser così facile trovare un Tribunale che sopra intenzioni gratuitamente attribuite, sopra testi alterati, sopra omologie arbitrarie, condanni colla coscienza tranquilla un cittadino incontaminato. E se mai si potè trovare, perchè l'errore è cosa umana, consentitemi però di opporre alla massima pontificia quella più serenamente morale di Cicerone: «Cuiusvis hominis est errare, nullius, visi insipientis, in errore perseverare».
      Eccellenze della Corte, fatemi giustizia!
      LE DIFESEDopo che il Pubblico Ministero ebbe terminato la sua requisitoria richiedendo severissime pene, cominciarono le difese, delle quali (e l'Ecc.ma Corte intende bene il perchè) io non faccio alcun cenno. Difese che furono quasi tutte più passionali che di vera e fredda discussione giuridica, poichè, dato il Tribunale, la causa era giudicata fino dalla prima ordinanza la quale, per favorire il Vescovo al di là di quello che Egli avesse richiesto, violava apertamente l'art. 289 del Codice di Procedura Penale, ad istanza del Pubblico Ministero.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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