Ci sono nel sonetto dell'illustre Avvocato Capretti, lo ammetto; ma nel mio, no di certo!
Ma mi dica, in nome di Dio, la Parte Civile, come e dove trova nel mio sonetto una parola sola che suoni vilipendio, contumelia, oltraggio, ingiuria insomma ad un Vescovo qualsiasi, non che a quello di Faenza? Accidenti? Ma è diretto agli ambiziosi e non al Vescovo. Balordo? Ma è diretto al furore dei dimostranti e non al Vescovo. Becchi e castrati? Ma si parla del gregge e non del Vescovo! E quando io sfido tutti a trovare, a ripetere la parola oltraggiosa che ferisca direttamente il Vescovo, l'elemento materiale insomma della mia colpa, disperati di trovarla perchè non c'è, si rifugiano tutti sotto le comode e larghe ali di un tutto il contesto, almanaccando sensi odiosi, intenzioni insultanti, pensieri d'obbrobrio sotto parole che non dicon niente di questo, quando non dicono il contrario! Ma che inducendo, ma che tutto il contesto! Mi si deve opporre la parola precisa, l'epiteto offensivo che espone al disprezzo, la contumelia, l'espressione oltraggiosa in cui il Codice Toscano e il Codice nostro del 1859 ponevano esplicitamente l'essenza e la fisonomia propria e caratteristica del reato d'ingiuria, concordi in ciò coll'uso della lingua e col significato comune, vero e proprio del vocabolo ingiuria. Ora qual è l'atroce parola diretta al Vescovo che possa giustificare la Sua querela e la mia condanna? Non c'è!
E allora, poichè siamo col Frola, ebbene, io accetto le sue rigide massime di Procuratore del Re, ma sottopongo alle riflessioni della Parte Civile ed all'esame dell'Ecc.ma Corte, anche questa sua massima, che torna a cappello al caso mio: «Diremo infine essere dottrina e giurisprudenza costanti che, nei reati d'ingiuria, non è al sentire di colui che si dice ingiuriato che si ha riguardo, ma all'animo di colui che commise il fatto reputato ingiuria: in guisa che se questi dichiara che l'animus iniuriandi in lui non era, se i fatti stessi per la loro natura, per il significato che universalmente viene lor dato, non esprimono propriamente e chiaramente quest'animo, l'ingiuria non esiste, comunque diversamente li abbia apprezzati il presunto offeso».
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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