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      Ora io chieggo che cosa faccia altro io, da un anno a questa parte, e per le stampe e nei Tribunali, se non sostenere appunto che l'animus injuriandi, non solo non c'era, ma che non c'è nemmeno l'ingiuria? E se la dottrina e la giurisprudenza costanti in questo caso ritengono che ingiuria non c'è; se la natura dei fatti ed io aggiungo ad abundantiam anche delle parole, e il loro comune significato non esprimono propriamente e chiaramente questo animo d'ingiuriare, come mai dovrò essere, come mai anzi fui condannato per ingiuria?
      Provato così bene dalla Parte Civile che io ho voluto ingiuriare ed ingiuriato Monsignor Cantagalli appunto col sussidio di quell'opuscolo in cui per quarantasette pagine non feci che protestare del contrario; stabilito che nel sonetto c'è un ritratto, non uno studio di fantasia; aggiungo magari che è inutile produrre il tipo generale di Prete Pero, perchè se avessi messo innanzi Arpagone l'avaro, Lelio il bugiardo, Tartufo l'impostore, Cacasenno l'imbecille, la personalità ci sarebbe sempre stata propriamente e chiaramente, dato che il numero del Lamone infligge di per sè il marchio del crimine e incarna l'ingiuria personale, pel solo fatto di essere dedicato al Vescovo; ammesso insomma che l'accusa mi condanna e la scusa mi aggrava, che fare? Tacere, come feci, e sentirsi in pace consigliare a non scrivere più opuscoli, consigliare a guardarsi dai cattivi amici, consigliare a fuggir la pornografia, consigliare.... ah, il Signor della Rochefoucauld, come aveva ragione: «On ne donne rien si libéralement que ses conseils!


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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