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      Me ne citarono le frasi staccate e nessuno disse che in tutte quelle milledugento righe, non sempre abilmente ma sempre sinceramente scritte, si voleva protestare e mostrare la carenza dell'animus iniuriandi e l'assenza dell'ingiuria. Questo nessuno lo disse e s'intende; ma io, non ammaestrato ancora dalla esperienza, ecco, ripeto la prova ed offro nuove linee di mio alle abili mani dei comentatori, per ripetere fino alla sazietà quel che dissi prima; non c'è l'animus, non c'è l'ingiuria. Prima il Codice della verità che quello dell'abilità!
      Quanto al seguitare a pungere Monsignore, se n'è già discorso. Fino che io, con un sonetto inserito in un giornale di partito, in un giornale che combatte il partito avversario ed il suo Capo riconosciuto e militante, contribuivo, umile gregario, alla difesa impersonale delle mie idee e de' miei principii, la cosa era al di fuori, al disopra degli interessi privati. Ma quando è intervenuta una citazione, un processo, una condanna, non sono più due partiti che si trovano di fronte, ma due persone: Guerrini e Cantagalli. Ora se a Cantagalli è lecita l'azione personale e l'esercita, perchè sarà biasimevole Guerrini se fa lo stesso, come può, dal canto suo? Volete consigliargli, comandargli il silenzio? Non sarebbe equo pretenderlo, non sarebbe umano supporlo, e il querelato personalmente, reagisce e reagirà con ogni mezzo non incriminabile, contro al querelante e personalmente. O non l'avevo detto fino dagli inizi di questa causa che la cicala grattata canterebbe?


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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