Ma che poi a questo esattore di oboli per opere pericolose, a questo incitatore di ubbidienza ad un Principe che non è il legittimo ma il Pretendente, si debba fare una posizione superiore a quella di tutti gli altri cittadini, è indegno! Io non faccio mia la causa del Lamone. Tutt'altro! Per quanto nella lotta contro il partito clericale le mie simpatie non siano dubbie, pure la causa mia è quella che riguarda soltanto me e non è giusto chiamarmi a parte delle responsabilità altrui. Ma, anche fuori dalla causa, non posso a meno, come ogni cittadino che ha il diritto di controllare e giudicare a suo modo le azioni pubbliche, non posso a meno di paragonare gli atti pubblici del Vescovo e quelli del Gerente. Il Vescovo scomunicò e il Rolli, il povero ciabattino che almeno in questo ebbe l'animo più alto e nobile di Monsignore, sdegnò di dar querela, benchè pubblicamente esposto all'odio e al disprezzo de' suoi concittadini. Sentì che il litigio era politico e perciò impersonale e non curò i fulmini elettorali. Ma se un altro cittadino avesse osato di fare quel che ha fatto Monsignore, non si sarebbe proceduto d'ufficio per eccitamento all'odio fra le classi? Oh, in questi tempi si procede per assai meno! Ma la legge non è pel Vescovo, e le Autorità ammettono che egli esercita un suo diritto additando al pubblico disprezzo chi scrive o legge un giornale! Costui bandisce ai fedeli la bella massima che i ricchi si astengano dal far lavorare gli operai che non osservano l'ozio domenicale, e se un altro cittadino facesse altrettanto, lo si processerebbe subito per attentato alla libertà del lavoro.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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