Pagina (449/487)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Egli prova che il testo e la sua età probabile vanno d'accordo con quanto ci dicono di questa cantica il Leopardi nell'epistolario, il Giordani ed altri; e che la calligrafia è quella stessa di altri lavori autentici del poeta ch'egli possiede; quindi la cantica è del Leopardi. Le premesse non fanno una piega, ma uno scettico potrebbe sorridere della conclusione. Dato il caso di un falsario, è egli supponibile che costui avesse steso la cantica senza studiare prima tutto quel che è stato detto da molti e senza imitare o far imitare il carattere grafico? Bisognerebbe supporre che il falsificatore fosse Calandrino. Se la cantica va quindi d'accordo ne' caratteri, diremo storici ed esterni, questo non escludo che altri la possa aver fatta o fatta fare: ed anche questo ragionamento non fa una piega.
      La storia del manoscritto, la storia provata, darebbe la vera sicurezza: ma appunto qui non si sa nulla di certo. Il come, il quando ed il perchè il manoscritto sia andato a nascondersi nella topaia dove il nipote del Volta lo trovò, non può sapersi. Il nipote del Volta si permette soltanto qualche ipotesi, anzi parecchie ipotesi, che possono esser accettate come tali e non altro.
      Non voglio già sostenere con questo che la cantica ora stampata sia una falsificazione. Non c'è nulla che lo dica, come a negarlo non c'è che l'opinione del nipote dell'inventore della pila. Non c'è nulla di strano che il Leopardi, da ragazzo, scrivesse a modo d'esercizio scolastico questi poveri canti, queste misere terzine.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





Leopardi Giordani Leopardi Calandrino Volta Volta Leopardi