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      Ma il rispetto, la venerazione che tutti abbiamo grande ed io ho grandissima per l'infelice poeta, non ci debbono impedire di confessare che questa cantica, imitazione d'imitazione, non è altro che un lavoruccio scolastico, retorico, poverissimo sia nel riguardo del concetto che della lingua.
      La lingua infatti denota uno studio assiduo dei classici, o anzi meglio de' trecentisti, non corretto ancora da quello squisito gusto che fece poi grande il Leopardi. C'è sino l'affettazione dell'arcaismo, c'è sino l'esagerazione ortografica.
      Non c'è mai un io, ma sono tutti i'; non c'è parola mozzabile in principio che non sia mozzata e ci troviamo lo 'ngegno; 'ncontra; 'ntorno; 'ntelletto e mille anticaglie, roggia per rossa, lutta per lotta, frati per fratelli, dirampa, approcciare, dischiavacciare, credulitate, rinomo, e il pomo d'Eva è il piagnevol pomo; proprio un glossario, un zibaldone di modi affettati o rancidi. Sarà del Leopardi, ma la lingua potrebbe essere non che del padre Cesari o del Puoti, ma di Fidenzio Glottocrisio ludimagistro.
      Quanto al concetto, è una imitazione d'imitazione. Lo stile è un calco, è un mosaico dove si trovano interi versi di Dante o di altri appena cambiati in una parola. L'episodio di Ugo è una imitazione un po' della Francesca, un po' dell'Ugolino, e la chiusa dell'episodio che piace tanto al nipote dell'inventore della pila, confina col comico; dice.
      E svolazzò lo spirto sospirando!
      Sarà del Leopardi insomma, ma questo non deve influire sulla verità. Sarà del Leopardi, ma è una povera, poverissima cosa.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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