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      Quella è roba che resta, non fosse altro, per la sua utilità; i pettegolezzi durano quanto le risa di chi se li gode.
      E così, anche in questa prefazione rimane utile come documento storico tutto quel che riguarda le affermazioni del Ranieri. Siamo sempre nell'ambito della polemica, ma qui non si tratta più di ripulsa d'ingiurie o di smentita di calunnie già dirette o allo scrittore della prefazione o ai discendenti legittimi della famiglia Leopardi. Si tratta di fatti che hanno una grande importanza pel giudizio del carattere di Giacomo.
      Il poeta morì in braccio ad Antonio Ranieri, il quale rimase in possesso de' suoi scritti. Una parte di questi furono dal Ranieri ordinati in quella edizione fiorentina che è rimasta l'edizione ne varietur delle migliori cose del recanatese. Ma fino d'allora, prima si susurrò, poi si disse alto che tutto non era lì, che il Ranieri aveva presso di sè molte cose, anche della maturità del Leopardi, rimaste ostinatamente inedite, sottratte da lui allo ansioso desiderio dell'Italia intera. Vero o no, il Ranieri tacque. Il testimonio degli ultimi anni del poeta, quando l'avida curiosità scrutava ogni frammento, interrogava ogni tradizione, stampava ogni bazzecola giovanile e fanciullesca del grande sventurato, non moveva labbro e stava immobile nel suo Sinai misterioso, come un Dio che sdegni di mostrarsi agli uomini.
      Ad un tratto si seppe che il Ranieri avrebbe stampato un libro sugli ultimi anni del Leopardi, dove avrebbe corretto molti errori, dissipati moltissimi equivoci.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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