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      Ma non temono forse gli egregi scienziati che le loro sentenze si ritorcano? L'accusa di pazzia può essere un'arma a doppio taglio e ferire chi primo la vibra. O che direbbero gli insigni psichiatri, così facili a dispensare la patente di matto o di mattoide, se qualcuno affermasse invece che i mattoidi sono loro? E notino che, se mancassero gli argomenti sui quali essi fondano le loro sentenze, la grafomania, la calvizie, le deformazioni del cranio, si potrebbe invocare la sapienza delle nazioni, i proverbi, e colla scorta del notissimo "chi va col zoppo impara a zoppicare" si verrebbe a concludere che i veri matti sono i psichiatri.
      Certo non voglio proferir io la sentenza. Voglio solo notare come le esagerazioni (che, dopo tutto, secondo gli stessi psichiatri, sono un altro carattere della pazzia) non conducono a deduzioni esatte e incontrovertibili. Io ho la testa assimetrica come il conte Faella, ma, per quanto i preti non siano la più viva delle mie simpatie, protesto che non ne ho ammazzato nessuno e non sento nessun istinto che mi spinga ad ammazzarne.
      Preferirei la cremazione all'inumazione, ma non credo che questa sia prova di debolezza cerebrale. È vero che ho fatto dei versi e i versi sono un grave sintomo di pazzia, ma non ne faccio da tanto tempo che posso esser considerato come guarito. Domando dunque, nell'interesse anche di tutti i miei colleghi nelle aspirazioni crematorie e nelle abitudini di scarabocchiar la carta, che la scienza ci pensi un poco prima di dichiararci matti con tanta facilità e che non precipiti troppo le sue deduzioni poichè il numero dei fatti dietro ai quali pretende di stabilir le sue leggi è troppo piccolo e poco sicuro.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





Faella