Non puoi già dire di non avere previsto o questo o simile accidente, perché io mi ricordo pure averti molte volte nelle tue prosperità udito temere di tanta fortuna, e discorrere quanto la è solita a mutarsi, e quanto la non soglia essere perpetua a alcuno. E quando non ti avessi mai udito, non ti cognosco sì ignorante delle cose del mondo, che io non pensassi che tu non avessi sempre innanzi agli occhi, e massime che è proprio di chi ha fatto e fa assai faccende grande percuotere in questo medesimo perché come non succedono bene, che sempre non possono succedere, si scuoprono e' frutti della invidia, e viene loro dietro el romore e la infamia populare. Però che puoi lamentarti se avendo desiderato di maneggiare faccende grande ed onorevoli è bisognato che vi entri con la medesima condizione e sorte che sono entrati tutti gli altri? Anzi ti debbi più presto lodare che el corso delle faccende tue ha avuto maggiore e più lunga prosperità che non soglia avere communemente, perché rari o forse nessuno sono stati quelli che abbino avuto la felicità perpetua, pochissimi che l'abbino avuta più lunga di te, infiniti che o nel principio de' travagli loro o in pochi... non abbino sentito qualche intoppo della fortuna. A te insino a questo dì sono andate le cose felicissime, né avevi insino a ora avuto mai, io non dico uno colpo, ma né anche sentito ne' maneggi tuoi cosa che ti potessi dispiacere; ed ora quella avversità che ti è venuta, a comparazione di quelle che dà el mondo, di quelle che accaggiono tuttodì agli altri, è di qualità che hai più presto da ringraziare Dio che non te l'abbia data maggiore, che a lamentarti, da pregarlo che la si fermi qui e non ti venga maggiore colpo che da parerti questo troppo grave o troppo acerbo.
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Dio
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