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      Ricordomi pure averti udito dire molte volte ne' tempi che tu chíamavi felici, che tu avevi desiderato come tutti gli altri uomini l'onore e l'utile, e che per grazia di Dio e buona sorte ti era molte volte succeduto sopra el disegno; e nondimeno non vi avevi trovato drento alcuna di quelle satisfazione che da principio avevi immaginato; ragione, che come tu usassi dire, chi la considerassi bene, doverrebbe bastare a estinguere assai della sete degli uomini; però se ìn quella vita non sono come è verissimo quegli contenti che gli ìgnoranti credono, che ha ella però in sé che tanto si debba desiderare? È bello, io voglio ammetterlo, poi che così è el commune gusto degli uomini, lo essere reputato e risguardato dagli altri, che delle parole e pareri tuoi si faccia conto e lo essere de' principali che abbino autorità nella patria sua; ma chi consìdera bene, non è manco bello vivere libero dalle cupidità, dependere da se medesimo e non dalle opinione degli uomini; partire ed usare el tempo a suo modo, riposare a arbitrio tuo, vivere sanza offendere o fare male a persona, non essere sottoposto o almeno molto manco che gli altri alle mutazione della fortuna, non pigliare dispiacere degli augumenti degli altri, usare a tua posta la città, a tua posta la villa, sentirsi lo animo quieto e contento; cose che tutte mancano a chi si maneggia nella vita ambiziosa. Dove se quello onore, o per parlare così, quella adorazione ha similitudine con Dio, non gli è manco simile chi ha uno stato di qualità che possa vivere sicuro e pieno di quiete, e contento di quella tranquillità essere disprezzatore di molte leggerezze, di molti vani affanni e perturbazione degli uomini.


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Consolatoria, Accusatoria, Defensoria
di Francesco Guicciardini
pagine 130

   





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