Pagina (36/130)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Né solo quello che si poteva portare, ma le bellezze ed ornamenti de' vostri palazzi rompevano, distruggevano, rovinavano. Già gli incendi quanti furono per tutto el paese! Vedevansi per tutto abruciare le case, sentivansi e' romori delle cose che si rompevano e fracassavano, combattevansi per tutto le castella che non volevano aprire, le torre forti, le tenute, praticavasi ogni esempio di avarizia, di libidine, di crudeltà, in che ebbono maggiore facultà, perché nessuno era fuggito, ognuno o almanco la più parte gli aveva aspettati come amici. E chi arebbe creduto altrimenti di un esercito nostro, menato da uno nostro cittadino? Chi arebbe pensato che uno figliuolo di Piero Guicciardini fussi una sentina di tante sceleratezze, che di uno padre tanto buono, tanto costumato, tanto catolico fussi uscita una pianta sì pestifera? Quanti furono gli sforzamenti delle donne, quante le bastonate e ferite degli uomini, quanti gli omicìdi? Erano per tutto presi e' vostri contadini, e' vostri sudditi, e' vostri fattori: erano constretti a ricomperarsi, a pagare la taglia a' nostri medesimi.
      Ma che mi dolgo io de' contadini, de' sudditi? Volessi Dio che tanta crudeltà si fussi saziata in loro, non fussi passata più oltre. E' nostri cittadini erano fatti prigioni, erano taglieggiati, erano tormentati, e' nostri cittadini che avevano impegnato el suo, che s'avevano cavato el boccone di bocca per pagare gli accatti e l'altre gravezze perché e' soldati avessino danari, e' nostri cittadini che quando andavano per e' nostri eserciti solevano essere alloggiati, essere carezzati, essere onorati da tutto el campo; ora da' loro soldati medesimi, da quegli per chi avevano provisto le paghe, da quelli che avevano chiamati, che avevano alloggiati insino nelle nostre viscere, erano spogliati, erano assassinati, erano presi, erano legati, erano tormentati.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Consolatoria, Accusatoria, Defensoria
di Francesco Guicciardini
pagine 130

   





Piero Guicciardini Dio