So bene che queste sono le voglie tue, che questi sono e' tuoi desiderii; ma è passato el tempo tuo: hai a vivere privato, hai a vivere abietto, hai a vivere odioso a ognuno, sanza forze, sanza autorità, sanza grazia, peggio veduto che una fiera, peggio voluto che una biscia; sanza che, quando bene tutte queste cose potessino tornare, sono e' giudici sì animosi e sì virili che non per questo mancheranno di fare quello che sanza eterna infamia non possono fare el contrario. Speri tu nel favore e riputazione de' parenti, nello aiuto di tanti amici, ne' diguazzamenti che per te fanno tutti e' partigiani de' Medici? Non vedi tu infelice che non è più el tempo che si spendino queste monete? Che la città è libera, non più sotto e' tiranni? Che dominano le legge e la giustizia, non più gli appetiti de' privati? Che gli amici de' Medici, per la memoria di quelli tempi e di quegli scelerati fini, affaticandosi per te ti offendono e ti nuocono? Che e' parenti tuoi in tanto atroci peccati, in tanto odio universale, in tante grida di tutti, non solo non ti possono giovare, ma se fussono de' giudici tutti e' Guicciardini e Salviati sarebbono constretti a condannarti? In che speri tu adunche? Udiamo per l'amore di Dio queste sue egregie difese.
Allega che tutti e' danari che si sono spesi in questa guerra sono andati in mano di Alessandro del Caccia, e che nessuno n'ha ricevuto lui, e che per e' libri di Alessandro apparisce che e' danari sono stati spesi ne' soldati e negli altri bisogni, e che a' libri e scritture si debbe credere più che alle parole degli uomini, più alle persone proprie che a quelle che non sono intervenute nel negocio; difesa certo notabile e conforme alla impudenzia tua, perché se la verità non constassi per altra via io confesso che la necessità ci sforzerebbe a credere a' libri e ci staremo a quegli non tanto per la fede che noi gli prestassimo, quanto perché non aremo el modo di fare altrimenti.
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