Udite ora e' peccati della ambizione ed e' pericoli che se non sì provedessi porterebbe da lui la nostra libertà.
Io dico che in questa città non è cittadino alcuno che abbia ricevuto tanti benefici da' Medici quanto ha lui; nessuno che della ruina loro abbia perduto più che lui; nessuno che del ritorno e grandezza loro fussi per guadagnare più; nessuno finalmente a chi s'abbia a credere che per molte ragione dispiaccia più la vita privata; perché gli altri tutti o hanno avuto da' Medici manco di lui, o se alcuno ha avuto più, non è stato dato a lui ma al parentado, a qualche antica servitù, a qualche beneficio fatto loro nel tempo delle sue infelicità. Quelli che hanno avuto o danari o benefici o altra utilità, se le tengono, né l'hanno perduto per la ruina loro, né sono certi d'avere a cavare utilità del ritorno loro; e ciò che hanno avuto non è stato per modo che gli abbia dato causa o necessità di spiccarsi con lo animo o colle opere dalla civiltà. Ma costui non aveva co' Medici congiunzione alcuna di sangue, non alcuno vinculo o dependenzia se non una generale, che con loro aveva avuto anticamente la casa sua, la quale per molti anni e vari accidenti che erano occorsi, era già quasi fuora della memoria degli uomini; e nondimeno ha avuto da loro undici continui anni, magistrati ed amministrazione onoratissime e grandissime, di che ha cavato guadagno ed utilità inestimabile e tanta riputazione e grandezza che si può dire che sono già molti anni e forse qualche età, che non uscì di Firenze cittadino che stessi fuora maggiore e più onorato di lui.
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