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      Non è così, giudici, non è. Non solo tutti e' suoi pensieri e disegni non hanno altro fine che ritornare a quello che ha perduto; ma chi potessi sapere la verità, tutti e' sogni della notte non sono pieni di altro che di guardie, di staffette, di governi, di eserciti, di signori e di tiranni. E certo, come io sono naturalmente inclinato più a pensare e desiderare el bene, che a interpretare male, se io non vedessi nel resto della vita sua manifesti effetti, se io non lo vedessi avarissimo, io mi lascerei facilmente persuadere che avessi lo animo quieto, e che essendosi goduto modestamente tanti anni quello bene che la fortuna gli aveva dato, ora si accommodassi facilmente a quello che succede, come prudente che è, e finalmente come buono non tenessi più conto delle particularità sue e degli oblighi che ha co' tiranni, che del bene universale e della libertà della sua patria. Ma quando mi rivolgo nella mente le opere sue e la vita passata, e ricognosco e' costumi e cattivi fini suoi, e quello che sempre è stata la natura sua, la ragione mi vince, e mi bisogna, ancora che io non voglia, acconsentire e confessare che lui non desidera e pensa a altro che potere satisfare alle cupidità sue, e ritornare in quella vita dove pensa che consista la felicità.
      Ricordomi averlo cognosciuto e conversato seco quando era giovanetto: non si potrebbe dire quanto era inquieto, quando desideroso di governare gli altri compagni suoi, ed essere sempre el primo fra tutti, nelle compagnie o come diciamo noi nelle buche, pieno di sètte e di praticuzze, seminatore di discordie e di scandoli.


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Consolatoria, Accusatoria, Defensoria
di Francesco Guicciardini
pagine 130