Che io non finga queste cose vi farò constare, giudici, perché de' compagni nostri vivono molti degnissimi di fede, quali mi rendo certo che esaminati non negheranno la verità, e vi diranno più oltre che tra noi tutti era tanto nota questa sua inquiete ed ambizione, che alcuni de' nostri lo chiamavano Alcibiade, volendo denotare uno spirito cupido, inquieto ed autore di cose nuove; il che, o fortuna della nostra città, non solo è stato prudente ed oculato iudicio, ma più presto profezia, perché non di minori mali è stato costui causa a Firenze che fussi Alcibiade a Atene. Chi adunche in sì tenera età dimostra e scuopre questa natura, che si può credere che abbia a essere nel resto della vita? Non dice quello proverbio vulgato che el buono di si cognosce da mattina? E ragionevolmente, perché ognuno nella età matura sa meglio coprire e simulare gli umori suoi; il che quegli che sono sì giovani non sanno fare, ma tutto quello che hanno insino nelle viscere, insino nel cuore apparisce sanza alcuno riservo. E se nella età sì tenera, nella quale è quasi miracolo che sentissi el gusto della potenzia e degli onori, fu tale, che possiamo noi credere che sia stato poi e che sia ora, avendo ed eletto modo di vita ed avuto fortuna atta a destare la ambizione in ogni freddo e molle spirito, nonché in uno che da se medesimo ne ardessi?
Difficile è repugnare alla natura, giudici, difficile spegnere quelli abiti che sono infissi nelle ossa, che t'hanno accompagnato col latte e con la cuna. Chi per necessità o per accidente piglia vita contraria, a pena con lungo tempo mortifica la inclinazione naturale; ma chi piglia vita conforme, e vi ha drento successo, la nutrisce e la accresce ogni giorno, in modo che se era per natura verbigrazia ambizioso, diventa per natura e per accidente ambiziosissimo.
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