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      Però non potendo tu pervenire a quello fine nel quale ti pare che consista el sommo bene, sanza questo mezzo, chi dubita che tu desideri e che sia per cercare e quello ed ogni altra cosa che ti conducessi al disegno tuo?
      Più dico, giudici, che per le medesime ragioni, posposti ancora tutti gli intressi e speranze del papato, non è da dubitare che ami e' Medici in Firenze; perché l'abbiamo visto in questa medesima inclinazione innanzi che andassi a' governi: non è uso alla equalità né alla civilità; è nutrito ne' pensieri ed azioni tirannici; non cognosce lo amore della libertà, non la riputazione che può avere uno cittadino in una città libera, non che contento che frutto sia nella vita privata, nella tranquillità dello animo, nello amore e benivolenzia de' suoi cittadini.
      Ma dirà forse qualcuno, forse cadrà ancora nel pensiero vostro, giudici: tutte queste cose sono verissime ed è impossibile non confessare che a chi ha lo stomaco depravato e corrotto non piaceranno mai sapori e cibi contrari a quegli co' quali insìno a ora è vivuto e nutrito; pure lo animo sanza le forze importa poco, né si debbe tenere conto della sua mala intenzione perché non ha facultà di metterla in effetto: lui, quello che e' sia stato per el passato, è ora privato cittadino, sottoposto alle legge nostre come qualunque minímo di questa città, non ha più autorità di soldati, né governo di popoli a chi comandare. In che può egli offendere la nostra libertà? Questa sua immoderata ambizione, questo ardore di grandezza serve più presto a farlo vivere con perpetuo cruciato e tormento, che a satisfare alle sue prave cupidità; è più presto supplicio suo che nostro pericolo.


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Consolatoria, Accusatoria, Defensoria
di Francesco Guicciardini
pagine 130

   





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