Il che volessi Dio che fussi così, e che io avessi preso invano in uno tempo medesimo fatica, pericolo ed inimicizie. Ma chi lo crede si inganna, perché in lui concorrono molte cose alle quali è necessario avere buona considerazione.
Principalmente ha, come voi sapete, nella città molti parenti ed amici, nel contado molto credito; di fuora, per le cose grande che lungo tempo ha maneggiate, ha riputazione e molte amicizie; è noto nelle corte di tutti e' prìncipi, ha esperienzie assai negli stati; concorre in lui lingua, animo ed ingegno e molte parte che, come se lui fussi buono cittadino sarebbono grate ed utili alla patria, così essendo el contrario sono pericolose. La libertà nostra è nuova; la città ancora non bene unita, gli animi di molti cittadini dubi; el governo, come di necessità accade ne' principii, più presto insino a ora confuso che ordinato; pieno ogni cosa di sospetto e di varietà. Non abbiamo a temere di uno tiranno uomo privato, ma di uno papa, che benché al presente paia afflitto, può ogni ora risurgere: le cose di Italia in tanta agitazione e travagli che da mille anni in qua non furono mai tante. Non ci bisogna solo considerare el mondo come sta ora, ma possono nascere ogni ora molti accidenti che augumenterebbono sanza comparazione le difficultà, e' sospetti e pericoli. In questo stato adunche di cose tanto incerto, tanto sospeso, è bene debole, è bene male pratico chi non cognosce e non considera quanto sia pericoloso avere in casa uno inimico che abbia qui séguito, fuora riputazione, e che possa essere creduto quando prometterà più ancora che non sia in potestà sua di osservare, che abbia animo a tentare cose nuove, ingegno a saperle ordinare, lingua e penna da poterle persuadere, e che sia in grado che dì e notte non pensi altro che a rimettere la tírannide, che a suffocare la nostra libertà.
| |
Dio Italia
|