Non vogliamo tentare Dio, non dargli causa di voltare gli occhi da noi: non vuole sempre fare miracoli, vuole che anche gli uomini si aiutino per se stesso. Perdonate, io sono contento, a messer Francesco, se non siate certi che e per la natura sua sarà pernizioso come prima, e per la misericordia vostra più animoso al male che prima. Abbiategli rispetto per non spaventare troppo o disperare gli amici de' Medici, se non cognoscete che e' sono incorrigibili, e che è pazzia cercare di piegare con la dolcezza quelli che è necessario tenere legati con la rigidità. E' fisici valenti quando hanno curato lungamente uno infermo co' rimedi freddi, se veggono che non giovano, pigliano la via contraria ed adoperano e' caldi. Noi abbiamo voluto sanare tante volte la città con la mansuetudine e con la clemenzia; veggiamo che questo infermo è sempre piggiorato, procuriamo la severità e la asprezza. Manco male è che gli amici de' Medici spaventino, che e' piglino animo; meglio che si desperino, che se avessino causa di sperare troppo; meglio e più sicuro è che stia fuora chi sarebbe pericoloso drento. Vorrei che sanza danno publico si potessi lasciare stare ognuno nella città; ma di dua mali si debbe eleggere el minore, e lo inimico che è fuora ti fa paura, quello che è drento ti fa male.
Avete udito e' peccati di messer Francesco: paionvi cose nefande, inaudite, nuove; paionvi cose che con difficultà vi aresti potuto immaginare, cose che avete orrore a sentirle dire. Che direte quando gli arete uditi tutti, quando arò messo in luce quello che è la fonte e la origine di tutti gli altri, quello che passa ogni esempio di ambizione e di avarizia?
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