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      Era presidente di Romagna, con tanto piede che vi teneva el fratello per sustituto; stava lui fermo apresso al papa a consigliare ed espedire tutte le faccende dello stato, le quali quanto siano grande in uno pontificato è difficile a pensare, più difficile a dire. Trovavasi in tanta riputazione, in tanta autorità, in tanti guadagni, che non che mai l'avessi sperata, non aveva mai avuto ardire di desiderarla: perché la verità è che sono gradi che passano la misura di cittadini fiorentini, non da uomini privati ma da personaggi grandi; gradi che nonché gli altri ma e' cardinali sogliono tenersene onorati; e nondimeno né tanti onori né tanta utilità né tanta grandezza bastorono a questo animo corrotto, a questa fonte di tutta la cupidità. Per andare capo degli eserciti, per trionfare della Lombardia, per farsi vedere in excelsis a quegli popoli che aveva governato tanti anni; per parere quello che governassi la pace e la guerra, per parere unico apresso al papa, e come io credo anche per avere commodità di rubare tanto tesoro; per qualunque di queste cose o per tutte insieme, perché uno peccato sì grande bisogna che abbia più di una origine, tanto parlò, tanto disse, tanto arguì, tanto esclamò, tanto subornò gli altri, che indusse el papa alle arme, a pigliare questa guerra perniziosa, a accendere questo fuoco del quale è già abruciata mezza Italia ed innanzi finisca abrucierà el tutto.
      Non aveva bisogno el papa di fare questa deliberazione, perché non vi era né inimicizia né, pericolo; la guerra non era con lui, ma tra lo imperadore ed el re di Francia; ciascuno di loro lo riguardava, ciascuno l'onorava; non erano più per combattere in Italia ma fuora; più conservava lo officio suo, più la sua autorità a conservarsi neutrale; era el suo debito trattare la pace tra loro, pensare alla guerra contro agli infedeli, provedere alla Ungheria a chi già si accostava quello fuoco del quale pochi mesi poi abruciò. Era più secondo la natura sua, che come hanno mostro poi gli effetti ed era anche cognosciuto insino allora, era aliena dalle difficultà e dalle molestie: ma la ambizione, la avarizia di messer Francesco, la sua inquieta natura, lo animo suo immoderato lo spinse a una deliberazione vituperosa, pericolosa e di infinita spesa e travaglio; e quello che per noi fu peggio, fu causa di mettervi anche drento la nostra città.


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Consolatoria, Accusatoria, Defensoria
di Francesco Guicciardini
pagine 130

   





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