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      Cacciate via messer Francesco in Costantinopoli o in Paganìa, meglio sarebbe nello inferno. Rallegrerassi questo paese, rasserenerassi questa aria; rideranno insino alle prietre; dove abiterà lui, abiteranno sempre tutti gli spaventi, abiteranno tutti e' mali, abiteranno finalmente tutti e' diavoli. Le quali cose essendo così, giudici, vedete che qui non si tratta o di mediocri o di oscuri peccati, non si tratta di interessi piccoli, ma della libertà, della salute, della vita vostra; non di punire uno cittadino, non uno uomo, ma uno morbo, uno monstro, una furia.
      A me privatamente non importa più el fine di questo giudicio; importa a questo populo, a questa città, alla salute nostra e de' nostri figliuoli. Io ho satisfatto assai alla esistimazione mia, avendolo accusato in modo che resta condannato nella opinione di ognuno; quello che resta, tocca a voi, giudici. Sono stato solo a accusarlo; ho presa io, debole cittadino, tutta la inimicizia addosso a me: l'ho presa voluntariamente, non aspettava questo da me la patria, non avevo obligazione propria di farlo; nessuna imputazione mi sarebbe stata data, nessuna querela sarebbe stata fatta se io non l'avessi accusato. Che avete a fare voi che siate molti, che siate sì qualificati e sì onorati cittadini? Vi stringe el debito dell'uficio al condannarlo; questa necessità ed el numero vi cuopre dalle inimicizie; el popolo v'ha eletti a questo giudicio, ed avendovi messo in mano la somma della republica, ha dimostrato grandissima fede in voi, alla quale non corrispondere è somma sceleraggine.


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Consolatoria, Accusatoria, Defensoria
di Francesco Guicciardini
pagine 130

   





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