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      Io dico che dal principio di questa guerra insino alla ruina di Roma, tutta la fanteria vostra e del papa ha avuto la paga ogni trenta dì; e se qualche volta per non essere e' danari in ordine o per essere impedito el tesoriere sono andati più in là dua o tre dì, sono stati fatti loro buoni in sulla paga; in modo che non hanno servito una ora sanza pagamento, e particularmente sono stati pagati nel tempo che vennono in Toscana. Chi dice questo? Diconlo tutti, diconlo loro; ecco qua le lettere di diversi tempi del conte Guido, del conte di Gaiazzo, che dimandano le provisione de' capitani, perché era lo ordine pagare prima e' fanti; ecco le fede de' capitani medesimi; ecco tanti testimoni che dicono che in nessuna guerra di Italia non si feciono mai sì belli pagamenti. Ecco le lettere del nunzio del papa da Vinegia che quella signoria fa instanzia che noi non paghiamo ogni trenta di, perché e' fanti loro, che sono pagati più tardi, si sviano, di che se avessimo potuto contentargli l'aremo fatto sanza aspettare loro prieghi; ma lo essere distribuita questa fanteria in capitani troppo grossi, conte di Gaiazzo, conte Guido Rangone, signor Giovanni, ha fatto che non la potevo maneggiare a mio modo, e come si dirà di sotto, è stata causa di molti disordini. Sono queste tante prove che bastano? Credo che oramai ne avanzi, credo siate pure troppo chiari oramai che io non ho rubato. Ma veggiamo l'ultima pruova che non ha replica e bastava sola.
      Tutti e' danari sono venuti in mano di Alessandro del Caccia, tesoriere deputato dal papa e non da me: tocca a darne conto a lui e non a me; non si vede in su' libri partita che in mano mia, dalle provisione mie in fuora, sia venuto uno quattrino: perché adunche si cerca da me quello che ha avuto altri e non io?


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Consolatoria, Accusatoria, Defensoria
di Francesco Guicciardini
pagine 130

   





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