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      Però io prego quelli che hanno patito, che o per passione o per errore n'hanno avuto malo animo meco, che considerino la verità del caso, che si lascino governare alla ragione, che non imputino a me le cose che non erano in potestà mia, né pensino mai di me o tanta malignità che avessi consentito queste iniquità, né tanta pazzia che sanza mio profitto avessi voluto farmi vergogna ed acquistare tanti inimici, né tanta dapocaggine che se fussi stato possibile non vi avessi proveduto: perché quello che fussi mancato alla sufficienzia, arebbe compensato el dispiacere, lo sdegno, lo stimulo dello onore.
      Resta parlare dell'altra parte della accusazione, che come ha detto lui, concerne la ambizione, e nella quale poi che non può infamarmi co' peccati e carichi veri, ha cercato di opprimermi co' sospetti e col cercare di persuadervi che io sia pericoloso alla libertà. In che io risponderò solo alle cose che a lui è paruto che abbiano più nervo, lasciando adrieto l'altre che sono di sorte e con sì poco colore, che el parlarne sarebbe uno darvi fastidio invano; perché che importa rispondere alle cose che ha detto della puerizia e di Alcibiade, non solo alienissime dalla verità, ma dette sanza fondamento, sanza testimoni e sanza spezie alcuna di verisimile? In che non posso fare non mi maravigli della prudenzia sua, avendo in uno giudicio di tanta importanza, presente tanta moltitudine, innanzi a tali giudici, parlato di cose fanciullesche non altrimenti che se fussi stato in una compagnia di fanciulli.


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Consolatoria, Accusatoria, Defensoria
di Francesco Guicciardini
pagine 130

   





Alcibiade