A me, quanto piú ci penso, non può per conto alcuno essere capace che el re di Francia, o per sospetto di non essere prevenuto da noi, o per cupiditá di recuperare e' membri antichi dello stato di Milano, si accordi col re de' romani a farlo venire in Italia a' danni nostri; perché e' pericoli e danni che gli seguiterebbono del metterlo in Italia, sono sanza dubio maggiori che non è el pericolo della unione nostra, o che non sono e' guadagni che può sperare di questa deliberazione; perché oltre alle inimicizie ed ingiurie gravissime che sono tra loro, le quali non si possono cancellare per alcuno accidente, vi è la concorrenzia della degnitá e degli stati, la quale suole generare odii tra quegli che sono amicissimi. Però che el re di Francia chiami in Italia el re de' romani, non vuole dire altro che chiamarci uno re inimicissimo suo; non vuole dire altro che in luogo di una republica quieta, e che sempre è stata in pace seco, e che non pretende con lui alcuna differenzia, volere per vicino uno re ingiuriato, inquietissimo, e che ha mille cause di contendere seco di autoritá, di stato e di vendetta.
Né sia chi dica che per essere el re de' romani povero, disordinato e male fortunato, el re di Francia non temerá la sua vicinitá; perché per la memoria delle antiche fazioni ed inclinazioni di Italia, le quali sono ancora verde, spezialmente nello stato di Milano, non può avere piede in Italia uno imperadore che non sia grande, e costui piú che gli altri per avere stato notabile contiguo a Italia, e per avere seco Massimiano Sforza; sanza che, in ogni guerra che avessi col re di Francia, può sperare di avere l'aderenzia del re di Spagna inimicissimo ancora lui ed emulatore de' franzesi, e che ha coniunzione col re de' romani almanco perché tutt'a dua hanno una medesima successione.
| |
Francia Milano Italia Italia Francia Italia Francia Italia Milano Italia Italia Massimiano Sforza Francia Spagna
|