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      Non potrebbono ancora da quel tempo in qua essere piú variate le cose del re don Ferrando: dubitava avere perduto Napoli, quando ebbe la nuova della rebellione di Milano; acquistò nel medesimo tempo sanza arme e colla reputazione solo delli inghilesi el regno di Navarra, di che salì in tanta autoritá, che pareva, oltre al giudicarsi securissimo, che da lui dependessi el governo di tutta la cristianitá. Partironsi in uno tratto li inghilesi, e lui che aveva disegnato avere a fare la guerra co' franzesi, accompagnato dalle forze di tutta Italia ed Inghilterra, si trovò solo ed imparato avere addosso le arme di tutta Francia; dalle quale se bene si defendessi, e piú tosto per la stagione del tempo e per la ignoranzia delli avversari suoi che per altro respetto, non è però che al presente non si trovi in grande laberinto, vedendosi inimicato con Francia, non sapendo quanto possi disegnare di Inghilterra, trovandosi in poco amore e diffidenzia col papa e viniziani, e congiunto con uno imperadore el quale lui non è atto a mantenere, né può sanza periculo alienarlo da sé.
      Quanto anche da quello tempo in qua sieno alterate le cose di Italia, per la mutazione di signore in Milano e Genova, uno stato nuovo in Firenze, una agitazione grande sopra Ferrara, lo essere tutta Lombardia ita in preda de' svizzeri, e la lega, la quale stando unita volgeva a suo modo Italia, essere cominciata a disunirsi, è facile a discernere; in modo che ritornando a' primi principi, el passato è ito tanto variando che con grandissima difficultá si può fare giudicio del futuro; e nondimeno la voglia del sapere, lo interesse che l'uomo ha in questi movimenti è tanto, che non si può astenersi dal farne qualche discorso, considerato ancora che trovandomi in molto ozio in questa mia legazione al Catolico re, questo esercizio non può passare se non con utile e piacere.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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