Le cose di Italia si possono male giudicare da per sé, sí perché le sono in sé molto mutabile, e si vede che in pochi mesi variano assai, sí perché le dependono in grandissima parte da quello che fará lo imperadore, el re Catolico, Inghilterra ed e' svizzeri. Vedesi el re Cristianissimo tanto danaroso e potente e presto a fare le sue provisioni, che non è dubio che quando e' si trovi sicuro dalle bande di qua, e' possa facilmente ritornare nel ducato di Milano, sendo quello stato debole ed Italia tutta conquassata, in modo che sanza la unione di tutti sarebbe impossibile defenderlo. E la unione si vede rotta, se e' viniziani non abracciono questo accordo concluso ultimamente in Roma tra el papa e Gurgensis, perché se si troverranno esclusi dalla confederazione delli altri, pare verisimile che abbino a fare nuova coniunzione con Francia, la quale se si facessi, io non so che remedio si avessino le cose di Italia; e quando pure li entrino in questo accordo, non si vede quanto frutto o fortezza possi arrecare questa unione, se el re di Francia mandassi eserciti nuovi in Italia, perché in ogni caso la sará una unione adentellata, sendosi scoperta tanta diffidenzia tra questi potentati, papa, Catolico e viniziani; in modo che quando si aranno a ristrignere a una impresa, pare da temere si abbi a fare debole e con freddezza.
Trovonsi e' viniziani con non molte gente d'arme; dello imperadore non è in Italia altro che el nome; el papa si presuppone oramai stracco dal lungo spendere; l'esercito del re Catolico non si può mantenere sanza e' danari de' collegati, ed avendosi a fare nuova contribuzione a questo effetto, sará difficile per e' sospetti che si sono avuti delli spagnoli, e' quali si è dubitato che non abbino voluto convertire in utilitá propria la vittoria acquistata co' danari e fatiche di altri.
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