E le cose facilmente, o per accordo universale, o per invecchiare la impresa de' franzesi, o per accordare e' svizzeri col duca, potranno avere questa fine che el duca resti in Milano, e gli spagnuoli, non avendo causa di dimorare piú in Lombardia, si ritornino a Napoli.
Però a me pare che el perseverare nella amicizia franzese non sia altro che volere correre di presente pericoli e spese, per cercare che le cose abbino qualche fine pernizioso per noi; e pel contrario lo accordarsi con Cesare sia assicurare di presente lo stato nostro da ogni pericolo e spesa, con speranza che in futuro questi moti si abbino a riducere in qualche grado piacevole, massime che el ritornare e' franzesi in Milano, se è bene minore male che lo esservi Cesare, tamen per sé stesso è grande male, perché la vicinitá loro non fa per noi, come n'abbiamo fatto altra volta esperienzia, che sanza alcuna ragione si messono a precipitare per distruggerci. Né mi confido che abbino imparato a spese loro, e che non sia da credere che facessino unione con Cesare per riducerlo loro vicino, perché io mi riposerei in su queste ragione se gli cognoscessi prudenti, ma gli cognosco leggieri ed ambiziosi come sempre, ed essendo questo umore suo naturale, chi crede che l'abbino smaltito, crede lo impossibile.
Ricordomi ancora che innanzi alla lega di Cambrai, sendoci fatto instanzia dal re de' romani di accordarsi seco a' danni de' franzesi, furono allegate le medesime ragione, che non era da credere che e' franzesi mettessino in Italia e' tedeschi, perché quella vicinitá sarebbe loro troppo pericolosa, e per volere giudicare savi loro, che furono e saranno sempre pazzi, fu rifiutata quella amicizia; donde seguí la lega di Cambrai ed a noi tanti pericoli e disordini, che ancora gli sentiamo.
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