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      Ed in effetto non possiamo avere peggiore nuova che avere di presente questa guerra; però secondo le regole che danno e' savi, è uficio nostro allungare quanto possiamo, e fare ogni opera perché questo male che noi temiamo differisca a cominciare el piú che si può; atteso che le cose del mondo sono sí varie, che infiniti casi di morte ed altri accidenti che non possiamo pensare, possono in processo di tempo accadere, che ci liberrebbono di questo travaglio; ché, come dice el proverbio, chi ha tempo ha vita. E differirla non si può, se non col fare questo accordo el quale è alla fine, de' partiti cattivi, el manco malo. A questo, chi ha parlato innanzi a me ha risposto che el temporeggiare sarebbe buono se non si augumentassi el male, ma quanto piú si differisce, tanto el male diventa maggiore, perché si dá facultá agli inimici mediante lo accordo nostro di appropriarsi totalmente lo stato di Milano, acconciare a suo modo el papa e fiorentini, di natura che, se mai venissi tempo che e' franzesi desperati dello accordo volessino passare in Italia e collegarsi con noi, o non ardirebbono farlo vedendo gli inimici tanto cresciuti di forze e di riputazione, o se lo facessino, saremo piú deboli, valendosi gli imperiali de' danari e stati di coloro che se si fussino conservati sarebbono forse in compagnia nostra; però debbiamo fare ogni cosa perché non abbino tanta facilitá di stabilire el resto di Italia a suo proposito, e perché a' franzesi non abbia a mancare lo animo di passare; massime che le pratiche di Spagna sono in termine che ragionevolmente o seguiterá presto lo accordo, o' franzesi si despereranno avere la pace e si volteranno forse alla guerra.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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