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      Né io aspetto che la pace tra loro possi essere tale, che el re di Francia non l'abbia a osservare, perché la sicurtá sará piú dal canto dello imperadore, poi che ha el giuoco in mano; e quando bene fussino del pari, questa nazione è tanto piú astuta, che sempre tratterá el franzese da balordo.
      Se la pace tra questi re non si fa, io non spero meglio, perché allo spagnuolo non mancherá arte di trastullare la pratica in modo che con facilitá terrá piú lungamente in speranza la simplicitá del franzese; massime che Madama che ha el pondo, è donna ed è madre, da spiccarsi mal volentieri di queste speranze. E di poi quando bene e' franzesi desperassino dello accordo, io non spero che faccino la impresa di Italia, perché ora che hanno fatto la lega con Inghilterra non temono piú la guerra in Francia; però non gli muove la necessitá dello assicurarsi, massime che loro natura è non considerare e' pericoli lontani e stimare poco le cose che non sono presente. E' baroni e la nazione sono stracchi, ed abominano naturalmente la impresa di Italia, dove hanno perso tanta nobilitá; sono stati battuti tante volte, che hanno in orrore el nome di questa provincia; la speranza di recuperare el re per via della guerra di Italia, non gli moverá perché è cosa troppo lontana; el governo oltre alla madre è in piú principi, che forse tutti non desiderano la liberazione del re: sono di vari pareri, invidiosi l'uno dell'altro, ed in fatto franzesi pieni di leggerezza e di vanitá, ed inviliti per tante percosse, da' quali non abbiamo aspettare impresa prudente o virile.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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