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      Hai adunche da temere o di essere ridotto a piccolo papa, o venire a quegli estremi mali che a te non si possono considerare maggiori, e questo al piú lungo a una venuta sua in Italia, o a uno accordo che facessi con franzesi a suo modo; e forse potrebbe cominciare di presente, perché avendo e' viniziani inimici, e non essendo sicuro che e' franzesi non si risolvino a passare in Italia, ha piú da temere di te ora, che non ará quando le cose fussino ridotte a uno de' dua casi. E però io non dico quanto a concili e deposizione, perché queste non può tentare se non ne' termini sopra detti, ma quanto a mutare lo stato di Firenze, a che, per essere tu disarmato ed a discrezione, ha grandissima facilitá, io non mi maraviglierei che lo facessino di presente, perché questo sarebbe uno grande smembrarti, e forse a travagliarti le cose di Roma con le arme de' Colonnesi, e' quali vedendo la occasione ti piglierebbono cosí sicuramente come fece Sciarra Colonna a Bonifazio. Pure quanto al tempo, Tua Santitá che ha notizia di infiniti particulari che non so io, lo può giudicare meglio che nessuno. Ma quomodocunque sit, nessuno non negherá che se non si fa opposizione a questa grandezza, tu hai a temere grandissima ruina, cioè o quella estrema o vicina, perché ti riduci a discrezione sua, el quale ha molte cause e quasi necessitá di fare questo effetto.
      E se tu ti lasciassi pure ingannare dalla professione che lui fa di bontá, e massime che andando le cose sue prospere e tanto piú accordando con Francia, ará manco necessitá di fare questi effetti, non si può almanco negare che la grandezza sua, etiam non ti mutilando niente del tuo stato, ti toglie tutta la autoritá, tutta la degnitá, tutta la maiestá di principe; perché sará sí grande che arai a ubidire a' cenni suoi e fare ogni diligenzia ed usare ogni servitú perché non si alteri la sua buona disposizione, ed in effetto t'arai a raccomandare a lui ed a' suoi, che è quello grado che e' savi dicono che uno principe debbe fuggire quanto la morte, perché quando è condotto qui, è principe in nome, ma in fatto è ogni altra cosa che principe; ed a chi è uso a dominare el mondo ed essere stimato ed ambito da grandissimi príncipi, e quello che è solito a dare el moto alle cose, come eri tu a tempo di Lione, e come da uno tempo in qua sono stati gli antecessori tuoi, io non so quanto sia minore male che la morte e la perdita degli stati, el ridursi in condizione tale.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
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