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      L'altra ragione che fa temere è la ambizione naturale di tutti e' principi, che sempre cercano augumentare; e questo si vede che aspira alla monarchia. Lo stato della Chiesa è grande e bello e da non disprezzare da uno che cerchi el tutto: è da credere gli torrá el temporale e vorrá riducere e' pontefici in quello grado che solevano essere quando le elezione e tutti e' progressi loro dependevano dalli imperadori; in che non solo satisfará alla ambizione, ma gli parrá anche non offendere la conscienzia, recuperando allo imperio le ragione che hanno tenuto e' suoi antecessori, e lasciando lo spirituale al papa, et quae sunt Dei Deo; el temporale et quae sunt Caesaris Caesari. Io credo che chi dice cosí non è certo che questo abbia a succedere, né io posso essere certo che abbia a essere el contrario; ma dico bene che la ragione persuada piú di gran lunga la opinione mia che la loro, perché, discorrendo prima el capo della ambizione, io dico che questo principe ha dimostrato sempre in tutte le azioni sue buona mente, e fatto professione di conscienzia, di essere devoto alla Chiesa e di non volere turbare quello di altri, o almanco desiderato che si creda che lui procede giustificatamente e con ragione. Ne potrei di questo allegare molte testimonianze, ma perché sono notissime a Vostra Santitá, e lei molte volte me l'ha confessato, non le replico; e se questa è veramente la mente sua, non abbiamo da temere di questi pericoli, perché non sendo, come di sotto si dirá, el maggiore premio questo che sia, non debbiamo credere che di principe buono, divoto, osservantissimo della Sedia apostolica, diventi in un momento uno ladrone, uno assassino, e che sí vituperosamente, sí impudentemente spogli la Chiesa di quelle cose che ha avuto non da altri che dagli antecessori suoi, e possedutole centinaia di anni, in modo che non sono piú di Cesare, ma di Dio e de' vicari suoi.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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