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      Che ci maravigliereno se uno pensiero simile nascerá in Cesare presente, quale veggiamo che per le pedate degli altri grandi tende al cammino della monarchia?
      Le cose del mondo hanno questa condizione o vogliáno dire circulo: che sempre quello che è, ha similitudine col passato, e quello che sará, sará simile a quello che è stato. È diverso nelle superficie e ne' colori, ma simile nelli intrinsechi e sustanzialitá; però non si può errare a misurare questo con la misura di quello, ed a temere che e' príncipi presenti abbino di quelle medesime ambizioni e fini ed arte, che hanno avuto e' passati; e se noi veggiamo tuttodí e' pontefici avere appetito alle signorie temporali, che ci maravigliamo che uno imperadore abbia inclinazione alla autoritá spirituale? E quando abbia questo intento, la ragione vuole che non differisca doppo le imprese de' viniziani e di Francia, perché, come ha detto lo arcivescovo, hanno tempo e potrebbono portare molti accidenti, che non gli sarebbe sicuro lasciarsi drieto uno papa potente e sospettissimo. E però innanzi entri in maggiori pelaghi è conveniente faccia questo, e vadia prima con destrezza smaltendo le cose di Italia che, non avendo ancora digestite queste, si metta nuovi cibi in sullo stomaco. Non sono costoro franzesi che procedono con appetito e con furia; è questa nazione attissima a conservare gli imperi, perché gli sa fondare ed assicurare bene; e però considerando e la ragione e la consuetudine sua, abbiamo a credere che se non aranno opposizione subito che lo imperadore passi in Italia, o non passando, come aranno avuto el castello di Milano, metteranno mano a assicurarsi, secondo la occasione, in tutto o in parte di Vostra Santitá.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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