Appresso agli ebrei el piú delle volte uno medesimo era principe e pontefice massimo; e se non uno medesimo, era el pontefice massimo creato dal principe e da lui dependeva; e communemente era di quelle persone che sono reputate una cosa medesima, cioè figliuoli, fratelli o nipoti; nella religione gentile chi era Cesare appresso a' romani era anche pontefice massimo. Non hanno permesso gli ordini della religione cristiana che sia facile questa coniunzione, ma gli antichi imperadori, benché cristiani, mentre potettono, vollono che 'l pontificato dependessi da loro, sí nella forma della elezione, la quale non aveva effetto sanza la confermazione de' Cesari, come in volere essere giudici delle calunnie ed imputazioni che fussino loro date. Ed a noi è ancora fresca la memoria di Massimiano, Cesare avo di questo, che essendo restato vedovo, aveva tra le altre sue chimere, avuto disegno di farsi pontefice. Che sicurtá adunche, che certezza poteva avere Clemente, che Cesare, in chi non solo è el nome e titolo cesareo, ma le ragione, la autoritá, la potenzia simile a quella delli antichi Cesarì, non aspirassi a restituire la corona imperiale in quella pristina sua maestá e dignitá? a abbassare la autoritá e potenzia de' pontefici, non tanto per appropriarsi el dominio che loro tengono, quanto perché deprimendo loro o reducendogli dependenti da sé, si toglieva uno de' piú potenti ostacoli a conseguire el dominio d'Italia, ed a ampliare mirabilmente la sua grandezza?
Aggiugnevansi a queste ragione altre piú particulari e piú fresche; perché se bene Clemente mentre era cardinale avessi favorito caldamente le cose di Cesare, anzi fussi stato uno de' principali instrumenti a fondare in Italia la sua grandezza, nondimeno poi che fu assunto al pontificato, era cessata presto la confidenzia grande che era prima tra loro, ed in progresso di tempo diventata mala satisfazione, essendo parso a Cesare che nella venuta del re di Francia in Italia el papa non avessi voluto correre piú seco la medesima fortuna, ed a Clemente essere stato doppo la vittoria di Pavia trattato in molti modi male da' capitani suoi; e non solo sprezzato le sue querele da Cesare, ma veduto che lui non ratificava la capitulazione fatta coi viceré, per osservanzia della quale el papa aveva sborsato grossa somma dì danari, e che contro alla forma de' capitoli, le cose dei duca di Ferrara erano intratenute da loro, e mantenute le guarnigione nelle terre della Chiesa, era entrato in suspizione che Cesare non fussi di animo sincero verso di lui, e che per questo e per molti altri segni che tuttodí si vedevano, Cesare non aspirassi al dominio d'Italia.
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