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      Ho inteso ancora ed è vero, che volle vendere la casa sua di Firenze, che era quella che fu poi di messer Luigi e di messer Rinieri; e perché la stava per sodo di dota della donna sua che era de' Buondelmonti, come di sotto si dirà, non si poteva vendere sanza licenzia di lei; e sendo già rimasto d'accordo col comperatore e menatolo in casa sua con un notaio per rogare el contratto e pigliare la licenzia della moglie, lei non volle mai dire sì, anzi cacciò di casa el notaio e chi comperava, e lui veduta la ostinazione della donna, e forse piaciutagli quella animosità, ebbe pazienza.
      La natura sua fu di uomo da bene, magnifico e generoso, e continuamente e da giovane e da vecchio tenne sempre pratica con grandi maestri e stretta familiarità; come furono tutti questi signori di Romagna, el duca di Urbino, el signore di Camerino, el marchese Niccolò da Ferrara e Lionello suo figliuolo, Niccolò Fortebracci, el conte Francesco Sforza; e sopra tutti col signore Braccio del Montone, di chi fu familiarissimo.
      Nelle cose dello stato ebbe grandi onori e grande autorità, e degli uffici del territorio nostro, fu capitano di Volterra, di Arezzo, di Castracaro, podestà di Prato, vicario di Lari, capitano di cittadella di Pisa, che durava tre mesi ed accettavasi per ogni uomo di autorità. Nel principio della guerra che mosse Filippo duca di Milano a' fiorentini, andò imbasciadore al signor Braccio, che era a campo alla Aquila, per ridurlo in Toscana, sendo le obbligazioni aveva co' fiorentini di venire in loro aiuto con certo numero di gente quando e' fussino molestati; e così gli promise di venire, benché poi non ebbe effetto, per essere detto signore rotto e morto dalle genti della Chiesa e della reina e dagli aquilani.


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Memorie di famiglia
di Francesco Guicciardini
pagine 59

   





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