Fu ancora intorno a questi tempi mandato commessario a Volterra, per essere Niccolò Piccinino e le genti del duca in quelle bande.
Successe di poi la novità del 1433, quando fu cacciato Cosimo de' Medici; ed a lui, per essersi poco innanzi congiunto con Cosimo e fatto parentado seco, sarebbe forse stato fatto villania, se non che messer Giovanni suo fratello e che era colla parte contraria a Cosimo, lo difese ed aiutollo; e sendo in quello anno tratto podestà di Pontasieve, accettò per levarsi di Firenze, dove oltre a non avere faccenda era sospetto ed esoso allo stato che reggeva. Attese in quello tempo insieme con più altri, de' quali furono e' capi Neri di Gino, che era suo amicissimo, ed Alamanno Salviati e Luca di messer Maso, a praticare di rimettere Cosimo, e tanto operorno che l'anno sequente la signoria lo rimesse; e sollevandosi la parte avversa, lui insieme co' sopranominati riprese le arme.
Ebbe poi nella città grandissima autorità, e doppo Cosimo e Neri di Gino fu el primo uomo della città, e truovò molte lettere di usciti che raccomandavono, e di altri che avevono a fare colla città, diritte a Cosimo, Neri e lui; e come messer Giovanni suo fratello aveva difeso lui, così lui non gli lasciò fare male alcuno, né di confini né di essere ammunito, con tutto che non solo e' capi di quella parte, ma etiam quasi tutti gli attinenti furono mandati via.
Andò di poi nel 1437 imbasciadore e commessario a Reggio al conte Francesco Sforza, che vi era andato a instanzia de' viniziani, acciò che el duca, insospettito di Parma, revocassi le gente sue di Bergamasco che premevano e' viniziani; e perché si era veduto che questa andata non aveva fatto frutto, e dubitavasi che e' viniziani non l'avessino procurata più tosto perché noi non avessimo Lucca che per altro respetto, e però la città desiderava che el conte tornassi a campo a Lucca, e per detta cagione vi fu mandato Piero.
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