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      Andò di poi nel 47 imbasciadore al doge di Genova, che era allora messer Giano da Campo Fregoso, perché si era inteso che detto doge si era collegato a offesa nostra col re Alfonso nostro inimico, e fu la commessione sua in sustanzia in ricordargli la amicizia che la casa sua aveva sempre avuta colla città nostra; ed e converso la continua inimicizia del re di Ragona contro alla città, casa e stato suo, e confortarlo a non volere essere in favore degli inimici contro agli amici. Trovò detto doge molto bene disposto a questi effetti; e gli promesse che in qualunque convenzione facessi col re Alfonso, non si obligherebbe mai a offendere e' fiorentini, perché con loro intendeva conservarsi in amicizia.
      Tornato poi a Firenze fu mandato commessario a Pisa a guardia di quella città per e' sospetti s'avevano per e' movimenti del re Alfonso. Stettevi parecchi mesi; e di poi lo anno seguente, sendo el re a campo a Piombino, e sendosi ribellata a noi gran parte della Maremma di Volterra, ed attendendo le genti nostre a recuperarla, che vi era capi messer Gismondo da Rimino e messer Federigo conte di Urbino e commessario Neri di Gino Capponi, vi fu mandato commessario in luogo di Neri che volle partire, e poco poi vi fu ancora mandato Luca di messer Maso degli Albizzi; ed avendo recuperato Bolgheri, Guardistallo e Monteverdi ed alcuni altri luoghi, ed attendendo a ordinare lo esercito per levare el re da campo a Piombino, el re impaurito non gli aspettò ed andossene verso e' paesi sua. Di che sendo finite le fazione, di quello anno tornò a Firenze.


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Memorie di famiglia
di Francesco Guicciardini
pagine 59

   





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