Furono e' costumi sua cattivi, perché e' fu dedito assai alla lussuria e massime co' maschi, nel quale vizio fu notato pubblicamente ed èbbene carico grandissimo non solo da giovane ma da vecchio ed insino al tempo che morì. Nella gola seguitò l'uso degli altri preti che si stanno a Firenze a poltroneggiare, che el pensare a mangiare è una delle maggiore faccende che abbino. Circa allo spendere fu liberale, e magnifico in vestire, in tenere buona ed onorevole corte, in convitare spesso e bene; ma avaro nel distribuire le sue entrate secondo le opere della pietà, così in tutto quello che tornassi utile e beneficio a' parenti, co' quali volle sempre vedere le cose minutamente, in modo che né in vita né in morte non giovò mai loro. Così fu avaro co' sua servidori, a chi non fece in ultimo tempo mai né bene né rimunerazione alcuna o rarissime volte. Fu di natura molto collerico, tanto che era quasi intollerabile. La vita sua fu molto prospera, perché essendo bastardo e non avendo lettere o virtù, conseguitò tanti benefici e tante degnità, che innanzi al vescovado aveva di entrata più di mille ducati; e tutti gli furono dati non per industria e fatica sua, ma per opera ed autorità di messer Luigi suo padre e di Iacopo suo zio, sanza che avessi a spendervi drento uno quattrino: solo el vescovado acquistò da sé comperandolo con simonia, cosa che gli fu di danno e pregiudicio assai non solo all'anima ma ancora nel mondo, nel quale non ne ebbe consolazione perché visse vescovo poco più di uno anno, malato e malcontento la maggiore parte del tempo, né mai fu al suo vescovado.
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Firenze Luigi Iacopo
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