95. Tutti gli stati, chi bene considera la loro origine, sono violenti; né ci è potestá che sia legittima, dalle repubbliche in fuora, nella loro patria e non piú oltre; né anche quella dello imperadore, che è fondata in sulla autoritá de' romani, che fu maggiore usurpazione che nessuna altra; né eccettuo da questa regola e' preti, la violenzia de' quali è doppia, perché a tenerci sotto usano le arme temporali e le spirituali.
96. Le cose del mondo sono sí varie e dependono da tanti accidenti, che difficilmente si può fare giudicio del futuro; e si vede per esperienzia che quasi sempre le conietture de' savi sono fallace: però non laudo el consiglio di coloro che lasciano la commoditá di uno bene presente, benché minore, per paura di uno male futuro, benché maggiore, se non è molto propinquo o molto certo; perché non succedendo poi spesso quello di che temevi, ti truovi per una paura vana avere lasciato quello che ti piaceva; e però è savio proverbio: di cosa nasce cosa.
97. Ne' discorsi dello stato ho veduto spesso errare chi fa giudicio; perché si esamina quello che ragionevolmente doverrebbe fare questo e quello principe, e non quello che fará secondo la natura e cervello suo; però chi vuole giudicare che fará, verbigrazia, el re di Francia, debbe avere piú rispetto a quale sia la natura e costume di uno franzese, che a quello che doverrebbe fare uno prudente.
98. Io ho detto molte volte, e lo dico di nuovo, che uno ingegno capace e che sa fare capitale del tempo, non debbe lamentarsi che la vita sia breve: perché può attendere a infinite cose; e sapendo spendere utilmente el tempo, gli avanza tempo.
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Ricordi
di Francesco Guicciardini
pagine 100 |
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Francia
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