147. È vantaggio, come ognuno sa, nelle cose private trovarsi in possessione, ancora che la ragione non si muta, ed e' modi de' giudici e del conseguire el suo sono ordinari e fermi: ma sanza comparazione è molto minore vantaggio nelle cose che dependono dagli accidenti degli stati, o dalla voluntá di quelli che dominano; perché non s'avendo a combattere con ragione immutabile, o con giudíci stabili, nascono ogni dí mille casi, che facilmente si sullevano da chi può pretendere di levarti dal possesso.
148. Chi desidera di essere amato da' superiori di sé, bisogna mostri d'avere loro rispetto e riverenzia, e in questo piú presto essere abondante che scarso; perché nessuna cosa offende piú lo animo di uno superiore, che el parergli che non gli sia avuto el rispetto o reverenzia che giudica convenirsegli.
149. Fu crudele el decreto de' Siracusani, di che fa menzione Livio, che insino alle donne nate de' tiranni fussino ammazzate, ma non però al tutto sanza ragione; perché mancato el tiranno, quelli che vivevano volentieri sotto lui, se potessino, ne farebbono un altro di cera, e non essendo cosí facile voltare la riputazione a uno uomo nuovo, si ritirano sotto ogni reliquia che resti di quello. Però una cittá che nuovamente esca della tirannide, non ha mai bene sicura la sua libertá, se non spegne tutta la razza e progenie de' tiranni. Dicolo in quanto a' maschi assolutamente, ma in quanto alle femmine distinguo secondo e' casi, e secondo le qualitá loro e delle cittá.
150. Ho detto di sopra che non si assicurano gli stati per tagliare capi, perché piú presto multiplicano gli inimici, come si dice della idra; pure sono molti casi ne' quali cosí si legano gli stati col sangue, come gli edifici con la calcina.
| |
Ricordi
di Francesco Guicciardini
pagine 100 |
|
|
Siracusani Livio
|