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      177. Quanto è fallace el commune ragionare degli uomini che tutto il dí dicono: se fussi stata la tale cosa o se non fussi stata la tale, sarebbe seguito o non sarebbe seguito el tale effetto; perché se si potessi sapere el vero, el piú delle volte gli effetti sarebbono seguiti e' medesimi, ancora che quelle cose, che si presuppone che gli arebbono potuti variare, fussino state di altra sorte.
     
      178. Quando e' maligni e gli ignoranti governano, non è maraviglia che la virtú e la bontá non sia in prezzo; perché e' primi l'hanno in odio, e' secondi non la cognoscono.
     
      179. Assai è buono cittadino chi è zelante del bene della patria, e alieno da tutte le cose che pregiudicano al terzo; pure che non sia disprezzatore della religione e de' buoni costumi. Questa bontá superflua de' nostri di San Marco, o è spesso ipocrisia, o, quando pure non sia simulata, non è giá troppa a uno cristiano, ma non giova niente al buono essere della cittá.
     
      180. Errarono e' Medici a volere governare lo stato loro in molte cose secondo gli ordini della libertá, verbigrazia nel fare gli squittini larghi, in dare parte a ognuno, e simili cose; perché non si potendo piú tenere uno stato stretto in Firenze se non col favore caldo di pochi, questi modi non feciono loro lo universale amico, né e' pochi partigiani. Errerá la libertá a volere governarsi in molte cose secondo gli ordini di uno stato stretto, massime in escludere una parte della cittá, perché la libertá non si può mantenere, se non con la satisfazione universale; perché uno governo populare non può imitare in ogni cosa uno stato stretto, ed è pazzia imitarlo in quelle che lo fanno odioso e non in quelle che lo fanno gagliardo.


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Ricordi
di Francesco Guicciardini
pagine 100

   





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