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      41. Se gli uomini fussino buoni o prudenti, chi è preposto a altri legittimamente arebbe a usare piú la dolcezza che la severitá; ma essendo la piú parte o poco buoni o poco prudenti, bisogna fondarsi piú in sulla severitá e chi la intende altrimenti, si inganna. Confesso bene che chi potessi mescolare e condire bene l'una con l'altra, farebbe quello ammirabile concento e quella armonia della quale nessuna è piú suave; ma sono grazie che a pochi el cielo largo destina, e forse a nessuno.
     
      42. Non fare piú conto d'avere grazia che d'avere riputazione; perché perduta la riputazione si perde la benivolenzia, e in luogo di quella succede lo essere disprezzato; ma a chi mantiene la riputazione non mancano amici, grazia e benivolenzia.
     
      43. Ho osservato io ne' miei governi, che molte cose che ho voluto condurre, come pace, accordi civili e cose simili, innanzi che io mi vi introduca lasciole bene dibattere ed andare a lungo; perché alla fine per stracchezza le parte ti pregano che tu le acconci; cosí pregato, con riputazione e sanza nota alcuna di cupiditá, conduci quello a che da principio invano saresti corso drieto.
     
      44. Fate ogni cosa per parere buoni, ché serve a infinite cose; ma perché le opinione false non durano, difficilmente vi riuscirá el parere lungamente buoni, se in veritá non sarete; cosí mi ricordò giá mio padre.
     
      45. El medesimo, lodando la parsimonia, usava dire, che piú onore ti fa uno ducato che tu hai in borsa, che dieci che tu n'hai spesi.
     
      46. Non mi piacque mai ne' miei governi la crudeltá e le pene eccessive, ed anche non sono necessarie; perché da certi casi esemplari in fuora, basta, a mantenere el terrore, el punire e' delitti a 15 soldi per lira, pure che si pigli regola di punirgli tutti.


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Ricordi
di Francesco Guicciardini
pagine 100