65. Chi chiamò e' carriaggi «impedimenti», non poteva dire meglio; chi messe in proverbio «gli è piú fatica a muovere uno campo, che a fare la tale cosa», disse benissimo; perché è cosa quasi infinita accozzare in uno campo tante cose, che abbia el moto suo.
66. Non crediate a costoro che predicano sí efficacemente la libertá, perché quasi tutti, anzi non è forse nessuno che non abbia l'obietto agli interessi peculiari, e la esperienzia mostra spesso, ed è certissimo, che se credessimo trovare in uno stato stretto migliore condizione, vi correrebbono per le poste.
67. Non è faccenda, o amministrazione del mondo nella quale bisogni piú virtú che in uno capitano di eserciti, sí per la importanza del caso, come perché bisogna che pensi e ponga ordine a infinite cose e variissime; in modo è necessario e prevegga assai da discosto e sappia riparare subito.
68. La neutralitá nelle guerre d'altri è buona a chi è potente in modo che non ha da temere di quello di loro che resterá superiore; perché si conserva senza travaglio, e può sperare guadagno de' disordini d'altri; fuora di questo è inconsiderata e dannosa, perché si resta in preda del vincitore e del vinto. E piggiore di tutte è quella che si fa non per giudicio, ma per irresoluzione; cioè quando non si risolvendo se vuoi essere neutrale o no, ti governi in modo che non satisfai anche a chi per allora si contenterebbe che tu lo assicurassi di essere neutrale. E in questa ultima spezie caggiono piú le republiche che e' príncipi, perché procede molte volte da essere divisi quelli che hanno a deliberare; in modo che, consigliando l'uno questo, l'altro quello, non se ne accordano mai tanti insieme che bastino a fare deliberare piú l'una opinione che l'altra; e questo fu proprio lo stato del '12.
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Ricordi
di Francesco Guicciardini
pagine 100 |
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