104. È lodato assai negli uomini, ed è grato a ognuno lo essere di natura liberi e reali, e come si dice in Firenze, schietti; è biasimata da altro canto ed è odiosa la simulazione, ma è molto piú utile a sé medesimo; e quella realitá giova piú presto a altri che a sé. Ma perché non si può negare che la non sia bella, io loderei chi ordinariamente avessi el traino suo del vivere libero e schietto, usando la simulazione solamente in qualche cosa molto importante, le quali accaggiono rare volte. Cosí acquisteresti nome di essere libero e reale, e ti tireresti drieto quella grazia che ha chi è tenuto di tale natura: e nondimeno nelle cose che importassino piú, caveresti utilitá della simulazione, e tanto maggiore quanto, avendo fama di non essere simulatore, sarebbe piú facilmente creduto alle arti tue.
105. Ancora che uno abbia nome di simulatore o di ingannatore, si vede che pure qualche volta gli inganni suoi truovano fede. Pare strano a dirlo, ma è verissimo, e io mi ricordo el re Catolico piú che tutti gli altri uomini essere in questo concetto; e nondimeno ne' suoi maneggi non gli mancava mai chi gli credessi piú che el debito; e questo bisogna che proceda o dalla semplicitá o dalla cupiditá degli uomini: questi per credere facilmente quello che desiderano, quelli per non cognoscere.
106. Non è cosa nel vivere nostro civile che abbia piú difficultá che el maritare convenientemente le sue figliuole; il che procede perché tutti gli uomini, tenendo piú conto di sé che non tengono gli altri, pensano da principio poter capere ne' luoghi che non gli riescono.
| |
Ricordi
di Francesco Guicciardini
pagine 100 |
|
|
Firenze Catolico
|