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      139. È vero che le cittá sono mortale come gli uomini; ma è differenzia, ché gli uomini per essere di materia corrutibile, ancora che mai facessino disordini, bisogna manchino; le cittá non mancano per difetto della materia, la quale sempre si rinnova, ma o per mala fortuna o per malo reggimento, cioè per e' partiti imprudenti presi da chi governa. El capitare male per mala fortuna schiettamente è rarissimo, perché essendo una cittá corpo gagliardo o di grande resistenzia, bisogna bene che la violenzia sia estraordinaria ed impetuosissima a atterrarla. Sono adunche gli errori di chi governa quasi sempre causa delle ruine delle cittá; e se una cittá si governassi sempre bene, saria possibile che la fussi perpetua, o almanco arebbe vita piú lunga sanza comparazione di quello che non ha.
     
      140. Chi disse uno popolo disse veramente uno animale pazzo, pieno di mille errori, di mille confusione, sanza gusto, sanza diletto, sanza stabilitá.
     
      141. Non vi maravigliate che non si sappino le cose delle etá passate, non quelle che si fanno nelle provincie o luoghi lontani; perché se considerate bene, non s'ha vera notizia delle presenti, non di quelle che giornalmente si fanno in una medesima cittá; e spesso tra il palazzo e la piazza è una nebbia sí folta, o uno muro sí grosso, che non vi penetrando l'occhio degli uomini, tanto sa el popolo di quello che fa chi governa, o della ragione perché lo fa, quanto delle cose che fanno in India; e però si empie facilmente el mondo di opinione erronee e vane.


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Ricordi
di Francesco Guicciardini
pagine 100

   





India